Si acchiappano Sogni!

In passato gli acchiappasogni erano costruiti soprattutto per vegliare il sonno dei bambini (vedi il mio laboratorio creativo per bambini) . Un’altra funzione dell’acchiappasogni era quella di messaggero d’amore. Si credeva che la rete oltre ad imprigionare i bei sogni, imprigionasse anche i sogni romantici degli innamorati aiutandoli a ricordarli.
I moderni acchiappasogni sono considerati più degli “oggetti decorativi” che magici, reinterpretati come elemento d’arredo negli stili più vari, non solo etnico, ma anche romantico, shabby-chic, minimalista, kitsch, gypsy, etc.
Nei suoi elementi essenziali un acchiappasogni (dream catcher in inglese) è formato da una cornice, da una ragnatela (che intrappola i sogni) e dalle piume; sono inglobati nella trama anche alcuni oggetti materici (pietre e altri elementi naturali, ma anche perline di vetro o legno) che simboleggiano gli elementi, i punti cardinali o sono significativi per la persona a cui appartiene l’acchiappasogni.

IL TELAIO

La cornice di un acchiappasogni è tradizionalmente fatta con un rametto di legno flessibile (salice, olmo, ontano, betulla, sorbo), il rametto si avvolge a forma di cerchio o a goccia, anche solo sovrapponendo parzialmente le sue estremità, oppure intrecciando con più giri il ramo stesso o una serie di rametti.
Sono molto espressivi anche i legni di deriva (in inglese driftwood) chiamati più comunemente legni di mare, assemblati a triangolo oppure inseriti nella composizione. Nei moderni acchiappasogni si preferisce usare cerchi di vario materiale (plastica, metallo, legno) anche di riciclo, che vengono per lo più rivestiti con spago, cordini di cuoio o pelle, filati di vario tipo.

LA TELA DEL RAGNO

Quella tradizionale è formata da un filo di cotone, laccio cuoio/pelle annodato secondo un procedimento molto semplice.

Come fare il Nodo SempliceSi inizia con l’annodare l’estremità del filo alla cornice e poi si procede per segmenti passando il filo come se si cucisse della stoffa (prima sotto la cornice e poi dentro l’asola che si è formata con il filo): con il filo più sottile è meglio utilizzare un ago, e si “tira” il “punto” in modo che il filo resti sempre in tensione. Con l’ago è anche più facile infilare le perline più piccole, ma si può fare l’intreccio a mano facendo passare il filo  rinforzando la punta con del nastro di carta.

A seconda della dimensione del cerchio e dello spessore del filo occorreranno 70-100 cm di filo o anche 2-3 metri. Con le tele più complesse è consigliabile procedere con segmenti di filo da annodare di volta in volta piuttosto che maneggiare un filo di lunghezza superiore al metro e mezzo!
Una volta completato il primo giro attorno alla cornice si prosegue la tela senza interruzioni nel giro successivo e così via, fino ad arrivare al centro (oppure fermandosi già dopo 3-4 giri)
Nello schema che segue è stata infilata al primo giro una perlina in ogni “lato” del decagono. Nel secondo giro si infila l’ago proprio nella pallina del giro precedente e così via.

A seconda di come si annoda il filo attorno alla cornice,  si ottengono vari disegni, come ad esempio questa forma a stella in cui il primo giro divide il cerchio in sei parti (da notare il nodo doppio),  si  annoda  il  filo  sul  primo nodo di partenza  e si avvia un nuovo giro con un nuovo filo (eventualmente cambiando colore) e così via.

Per ottenere invece la forma di luna crescente, basta stabilire i due punti estremi della mezza luna lungo la cornice e girare il lavoro al rovescio ogni volta che si arriva a una delle due punte.

Ulteriori sviluppi della tela o della decorazione possono derivare dall’applicazione della lavorazione a macramè .

LE PIUME

a sinistra due piume di carta, al centro una vera piuma di piccione, a destra una piuma ritagliata da una foglia secca di magnolia

Passeggiando per boschi di montagna, riserve naturali e simili talvolta accade di imbattersi in piume d’uccello “abbandonate”, ma un altro modo molto semplice per avere a disposizione piume dei colori e dimensioni più varie è quello di utilizzare della comunissima carta (meglio se di riciclo) ancor meglio se sottile come ad esempio la carta velina. 
La mia tecnica preferita è quella di incollare con della colla vinilica due sagome a forma ovoidale allungata, con in mezzo a metà circa, la nervatura costituita da un pezzo di spago, una volta asciugato il tutto, basta piegare a metà la sagoma e tagliuzzare i bordi con una forbicina meglio se con la punta arcuata.
La piuma può essere dipinta con tempere, acquerelli, pennarelli, decorata con glitter.
Dei risultati sorprendenti si ottengono utilizzando le foglie secche della magnolia, sembrano piume di cuoio!

DECORARE!!

Alla fine non resta che assemblare le piume e aggiungere le decorazioni: perline di vetro o di legno, conchiglie e pietruzze, strisce di pelle o nastri di raso, di stoffa o merletti …
Quando si realizza un acchiappasogni per una persona specifica -o per se stessi- nelle decorazioni si aggiungeranno elementi e colori significativi, che in una certa misura “raccontano una storia” o hanno un significato particolare per quella persona o per il rapporto con quella persona. 
Così i miei acchiappasogni hanno sempre un titolo, anche se inizialmente nascono dall’inconscio e prendono forma durante la fase creativa.

Le leggende sugli acchiappasogni

L’origine dell’acchiappasogni ha inizio da alcuni popoli nativi del nordamerica. Fu costruito per la prima volta presso la tribù Ojibwa, o Chippewa e, con il tempo, si diffuse a tutta la popolazione Algonchina (che attualmente vive nelle riserve indiane canadesi); più in generale negli anni 1960-70 fu adottato da molte altre nazioni di nativi americani e ancora oggi è un simbolo molto popolare.

L’acchiappasogni si configura come un magico talismano in grado di intrappolare gli incubi che vagano nell’aria di notte, finchè la luce dell’alba non li cancella, le leggende dei nativi americano sono talvolta contraddittorie su quali siano i sogni intrappolati dall’acchiappasogni, l’unico dato costante è la sua funzione sacra di filtro dei sogni.

La più famosa leggenda narra di una bambina “Nuvola Fresca” del Popolo Cheyenne, che un giorno, terrorizzata da incubi ricorrenti, in cui un uccello nero la divorava, rivelò alla madre “Ultimo Sospiro della Sera” le sue paure e le chiese aiuto. “Quando mi abita la notte, spesso viene un uccello nero a nutrirsi, beccando pezzo per pezzo il mio corpo; finché arrivi tu, senza essere vista, come il vento, per cacciarlo via. Io ti sento, ma non capisco cosa sia tutto questo!”
“Si chiamano Sogni, il volatile nero che sale dal profondo e l’ombra bianca che viene a salvarti!” rispose la madre per rassicurarla, “ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone”. Allora la madre inventò una rete tonda per pescare i Sogni nel Lago della notte, e le diede il potere di “distinguere” i Sogni buoni da quelli cattivi. All’estremo inferiore della rete legò delle piume di uccelli. Fatto ciò, “Ultimo Sospiro della Sera” appese l’oggetto sul lettino di “Nuvola Fresca”…”i sogni buoni resteranno dentro, i cattivi andranno via…” E così fu…

Un’altra leggenda dei Lakota (i Sioux), racconta invece del dio Iktomi, dio dell’inganno e della prudenza, che un giorno apparve sotto l’aspetto di un ragno. Fece un buco in un salice dove collocò piume, pelo di cavallo e perline, poi cominciò a tessere la sua ragnatela. Terminata la tessitura disse al più vecchio tra i saggi: ” Questa ragnatela è un cerchio perfetto con un buco al centro. Dovrà essere usata per aiutare la tua gente a raggiungere i propri obiettivi, facendo buon uso delle idee, dei sogni e delle visioni. Se credi nello Spirito, la rete tratterrà le vostre visioni buone, mentre quelle cattive se ne andranno attraverso il buco centrale”.

Gli Ojibwa invece, credevano che Asibikaashi, la donna ragno, venisse ogni giorno sulla terra per regalare loro la luce del sole tessendo la sua ragnatela. Ma quando la nazione Ojibwa è migrata in altre regioni del Nord America le madri, per aiutare la donna ragno, hanno incominciato a costruire gli acchiappasogni.
E ancora un’altra leggenda parla di una vecchia saggia che impedisce al nipote di distruggere la ragnatela che ogni giorno tesse il ragno di casa finchè il ragno le dice per ringraziarla “per molti giorni mi hai osservato mentre tessevo e facevo oscillare la mia tela, hai ammirato il mio lavoro. Poiché mi hai salvato la vita, ti offrirò un dono in cambio.”
Sorrise con quel sorriso speciale che hanno i ragni e si allontanò tessendo mentre si muoveva. Subito la luna si avvicinò gentilmente alla finestra e illuminò la rete con un magico raggio argentato. “Vedi come sto tessendo?” disse Nokomis il ragno “guarda e impara, ogni rete catturerà i brutti sogni, solo i sogni buoni passeranno dal piccolo buco centrale, questo è il mio dono per te. Usalo per ricordare soltanto i bei sogni, quelli cattivi rimarranno senza speranza imprigionati nella rete”.

Secondo le indicazioni dell’antropologa Frances Densmore nel suo “Chippewa dogane” (pubblicato dal Minnesota Historical Society Press -St. Paul nel 1929 e ristampato nel 1979) in origine l’acchiappasogni era costruito con un cerchio di legno di salice che rappresentava il percorso quotidiano del sole nel cielo, ma anche l’essenza della vita, (ciclo vita-morte-rinascita). Per onorare Asibikaashi al cerchio veniva applicata una ragnatela intessuta con fibre vegetali, peli di cervo o di cavallo, tendini di animali, e una pietra che rappresentava la dea stessa.

Pubblicato da tempodagufi

Architetto, blogger, appassionata di musica celtica e antica, riciclo creativo e artigianato artistico